Adinolfi, l’omofobia esiste e l’ha confermato anche la Cassazione

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Ci vuole un bel coraggio per Adinolfi a dire che una legge blanda come la proposta Scalfarotto gli toglierebbe la libertà di parola, quando i suoi discorsi da oltranzista religioso sono protetti dalla legge Mancino. Per lui le tutele vanno bene, per gli altri invece no. Se poi in Italia si può vendere il “Mein Kampf” di Adolf Hitler si potrà anche benissimo vendere il libello sul mammismo di Adinolfi, senza vittimistici strilli preventivi alla censura.
Se Adinolfi non capisce cosa significa “omofobia”, sappia che può rivolgersi alla Corte di cassazione che ha condannato il “comportamento omofobico… intollerabilmente reiterato” delle amministrazioni nel recente caso della patente ritirata a un giovane perché gay.
Il presunto pericolo dell’annullamento dei generi è una bufala gigantesca: che senso ha dirsi gay o lesbiche, cioè avere preferenze per persone del proprio sesso, se come dice lui l’obiettivo fosse annullare le differenze tra sessi? Come si possa sostenere in buona fede una tale sciocchezza è un mistero insondabile.
Sulla “gestazione per altri” la Corte di giustizia Europea ha stabilito che avere dei figli è un diritto anche quando non geneticamente propri, per buona pace di Adinolfi. Inoltre montagne di studi scientifici (e anche vari tribunali dei minori, come quello di Roma) hanno stabilito che bambini e bambine cresciuti in famiglie omogenitoriali sono sani esattamente come gli altri, come anche rimarcato dall’ordine degli psicologi e da decine di associazioni professionali in tutto il mondo, compresa quella dei pediatri d’America.
Dire infine che la donna deve essere “messa sotto” a fondamento della famiglia non vuol dire altro, tradotto, che deve stare a casa a produrre bambini, stare dietro ai fornelli e lavare i pavimenti. Cioè quel millenario ruolo subalterno che con enorme fatica le donne credevano di essere riuscite a scrollarsi di dosso – prima del ritorno di Adinolfi in salsa neo-medievale.
Marco Tonti, dottore di ricerca in psicologia
Presidente Arcigay “Alan Turing” Rimini

MARIO ADINOLFI, anche lei è una sentinella in piedi? «Certo». Che bisogno avete di contestare pubblicamente cultura gender, matrimoni gay e disegno di legge Scalfarotto? «Le sentinelle sono persone libere che scendono in piazza per manifestare il loro dissenso verso un progetto, il disegno Scalfarotto, che limita la libertà di espressione». Nello specifico? «Si punisce fino a sei anni di carcere, senza spiegare cos’è, l’omofobia. Esempio: per il mio libro Voglio la mamma’ finirei in galera». Manca libertà di espressione? «A Milano, per parlare, c’è stato bisogno di 250 agenti in tenuta antisommossa». Cosa la sconvolge della cultura gender? «La volontà di annullare le differenze sessuali». Il matrimonio gay non è diritto alla libertà di scelta? «Ovunque applicato ha innescato la compravendita dei bambini». Un po’ troppo scientifico… «È realtà. Quello che trionfa è il mercato dell’utero in affitto. Per noi i figli non si comprano». Avete paura quando siete in piazza? «Siamo provocati, come i ragazzi di piazza Tienanmen: miti, tenaci, indifesi». Perché in piazza con un libro? «Ci formiamo e ci informiamo». Lei che libro ha portato? «Gente non comune’, di Hobsbawm». Uno storico marxista… «Siamo liberi e io sono di sinistra». È ancora di sinistra? «Sì, benché il movimento venga bollato come fascista io sto dalla parte dei deboli». Uomo di sinistra, lei, che parla di sottomissione della moglie? «Sottomessa? Messa sotto. Intesa come posta a fondamento della famiglia». m. s.


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