“Né vittima, né strega: la Donna nel futuro”

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XIII Congresso nazionale Arcigay
Perugia 12-14 febbraio 2010

Proposta di Ordine del giorno del Comitato provinciale Arcigay di Rimini “Alan Mathison Turing”


 
“Né vittima, né strega:
la Donna nel futuro”
“Ogni donna è in profondità una potenziale femminista e lo è per un motivo: nella memoria collettiva, nell’immaginario collettivo oramai esiste una donna che non ha più paura di desiderare”
Manuela Fraire

Sommario:

Parte I. Introduzione e analisi storica del ruolo della donna dal Medioevo al Capitalismo
Parte II Riflessioni sull’identità femminile e sulle diversità-risorse da impiegare perché si compia il processo di uguaglianza all’interno di Arcigay

Parte I. Introduzione e analisi storica del ruolo della donna dal Medioevo al Capitalismo

Relegata al ruolo di madre, che accoglie, che consente la sopravvivenza degli uomini cacciatori, la Donna, vivrà, però, il suo periodo più buio nel Medioevo, lo testimonia il “Malleus Malleficarum”, in cui si accusavano le donne di atti di lussuria e fornicazione di ogni genere, e si dichiarava apertamente che ogni donna capace di guarire fosse per definizione una “Strega” e che per questo sarebbe stata bruciata. La Chiesa confiscava i beni delle donne che uccideva, arricchendosi con il saccheggio. Sarà solo nel Novecento che avverranno degli importanti cambiamenti nella storia dell’Essere Donna nel mondo. Si può parlare di un progressivo e graduale riconoscimento dei diritti della donna nella società, talmente graduale da rendere evidente come il controllo maschile sia intervenuto in questo processo.
Un processo, però ancora in atto, dal momento in cui oggi alcuni ruoli e funzioni, soprattutto nel campo professionale sono affidati a uomini e non a donne, basti pensare, che anche nella lingua corrente raramente sono utilizzati, ammesso che esistano, termini al femminile.
E’ possibile valorizzare la donna come donna, oltre che come madre, moglie, lavoratrice?
L’uguaglianza giuridica può contribuire al formarsi di questa cultura, ma non può determinarla. Il processo è speculativo ed esso deve riflettere un’esigenza ontologica di fondo, essenziale.
La specificità del maschile, al cospetto dell’essere umano, non può accampare pretese maggiori di quella del femminile. L’essere umano non solo non appartiene più al maschile e meno al femminile, ma non è neppure una sintesi dei due elementi, come non lo è un “figlio” rispetto ai propri “genitori”. L’essere umano è piuttosto un’identità che precede la differenza, anzi che la prevede. La possibilità della differenza non pregiudica in alcun modo l’identità. La differenza è dentro l’identità, sia nel senso che l’identità la produce, sia nel senso che attraverso la differenza l’identità recupera se stessa. Ecco perché il maschile non rimanda all’essere umano più di quanto non faccia il femminile. Il femminile non si costituisce in rapporto al maschile, a meno che non si voglia sostenere anche il contrario. L’unico vero concetto ontologico è quello di “essere umano”.
Il maschile infatti si trasforma in “maschilismo” non tanto quando prevarica sul femminile, quando piuttosto prevarica sull’umano. Se il maschile si allontana dall’umano, esso tenderà sempre a dominare il femminile. Stessa cosa vale naturalmente per il femminile, anche se qui la differenza nella costituzione fisica comporta una maggiore difficoltà da parte della donna e quindi una minore responsabilità rispetto all’uomo, almeno fino a quando la società patriarcale si servirà di tale differenza per tenere la donna sottomessa.
Non ci può essere vera uguaglianza se non c’è una vera consapevolezza della diversità: è proprio in virtù di questa consapevolezza che può maturare una diversa assunzione di responsabilità.
Attualmente, in ambito economico e politico, vediamo un migliore inserimento della donna nei livelli direttivi dell’impresa e dei Sistemi-Paese. Il capitalismo vuole servirsi di particolari capacità femminili ed è bene che il movimento delle donne sappia che la diversità della cultura femminile può essere utilizzata per esigere non solo una maggiore democratizzazione tra uomo e donna nell’ambito del capitalismo, ma anche una maggiore democratizzazione della società in generale.
Tuttavia, anche il merito, senza diritti, porta a una società invivibile, dominata dall’individualismo: ognuno vuole sentirsi migliore dell’altro e per arrivare primi si è disposti a tutto. Chi si rassegna è perduto. Noi Donne crediamo fermamente nella necessità di avere uomini che lottano per la nostra emancipazione, all’interno di un’Associazione, come Arcigay, nella quale il nostro ruolo è indiscutibilmente importante. Chiedere il coinvolgimento degli uomini più consapevoli in questa impresa è importante sia simbolicamente che pragmaticamente. E’ difficile pensare che gli uomini, spontaneamente, possano accettare di veder diminuire il loro potere per aumentare quello delle donne. Questa realtà politica e storica, ha creato  una società che non solo non è a misura di donna, ma che oggi non è neppure a misura di uomo. Infatti, la civiltà basata sugli antagonismi irriducibili, sulle competizioni esasperate, sulla mercificazione di qualunque aspetto della vita ha portato alla rovina anche il contesto ambientale in cui realizzare questo predominio. L’uomo ha distrutto se stesso, distruggendo natura e società. Questa conclusione nichilisticamente reale, ci permette di sognare una ricostruzione di ruoli e funzioni a partire da quelli che possono essere espressi nell’Associazione di cui facciamo parte e nel cui progetto politico crediamo fermamente.

Parte II Riflessioni sull’identità femminile e sulle diversità-risorse da impiegare perché si compia il processo di uguaglianza all’interno di Arcigay

E’ evidente che la differenza sessuale è una conseguenza della femminilità. L’uguaglianza dei sessi non potrebbe mai implicare la fine della diversità, che è insita nella natura umana. La diversità del femminile precede sicuramente l’esigenza riproduttiva o erotica. Ma in molti tendono a considerare questa diversità fisica una legittimazione dell’esclusione della donna, soprattutto in certi ambiti lavorativi.

L’attuale crisi della politica, la divisione sessuale del lavoro, la scissione tra corpo e linguaggio, individuo e società, la preminenza che hanno assunto il corpo, la sessualità, la salute, il nascere e il morire, la violenza maschile contro le donne, il rapporto col diverso, vicende essenziali dell’umano su cui oggi intervengono pesantemente i massimi poteri della vita pubblica: Stato, Chiesa, scienza, mercato, media., non possono non stimolare un’intensa riflessione di Arcigay, che avrà da rinnovare la sua azione e la sua riflessione sul ruolo, oggi centrale, delle donne lesbiche e bisessuali all’interno dell’associazione, per facilitare il raggiungimento di quell’uguaglianza sostanziale e non solo formale, soprattutto nei territori difficili, in cui la cultura machista e maschilista determina una sudditanza o, peggio, un’esclusione della donna da qualunque riflessione extra- famiglia.
L’interesse nei confronti delle donne si inscrive perfettamente nel ruolo di Arcigay: difendendo le donne, l’Associazione difende se stessa. Combattendo il maschilismo, Arcigay, combatte quella subcultura escludente, violenta, omofoba, che tanto addolora la nostra società. Donne, donne lesbiche, donne bisessuali, Uomini Gay, Transessuali, a ciascuno va riconosciuta la risorsa attingibile dalla propria, inestirpabile, diversità.

In quest’ottica, condividiamo la scheda tematica sulle Donne, presentata dalla Mozione Essere Futuro, che citiamo di seguito:
<<Nell’ottica di un rinnovamento dell’azione di un’associazione come Arcigay appare di fondamentale importanza una riflessione sul tema e sul ruolo delle donne lesbiche e bisessuali. Non può essere, questo, un punto di vista o un aspetto marginale: le donne non sono ascrivibili ad ambiti o aree di intervento, seppure sia necessaria un’attenzione di genere per quanto riguarda questioni come campagne di  prevenzione alle mts, la lotta alle discriminazioni sul lavoro, alla violenza e alla comunicazione. Le donne costituiscono una componente vitale ed insostituibile della nostra Associazione. L’eterogeneità di socie e soci è una caratteristica da valorizzare e da difendere.  Ribadendo il ruolo centrale e strategico della presenza femminile, Arcigay si impegna a difendere gli interessi e la dignità delle sue socie e di tutte le donne in ambito politico e sociale, elaborando e promuovendo una politica , che possa garantire uguaglianza , non solo giuridica, rispetto agli uomini. L’uguaglianza dei sessi significa godere della stessa visibilità e delle stesse possibilità nonché partecipare – in egual misura – ad ogni settore della vita  associativa e per questo  essa costituisce la condizione che garantisce la democrazia all’interno della nostra associazione.>>

Lea Meandri, su Liberazione, riflette profondamente sui nostri argomenti scrivendo che << per tentare di sciogliere questo agglutinamento pericoloso, di cui si alimenta il populismo, bisogna tornare a interrogare l’esperienza, sapendo che oggi non è più pensabile al di fuori dei vincoli che la imparentano con saperi e poteri istituzionali. Per riappropriarsene occorre un sapere di sé capace perciò di confrontarsi con tutti i saperi specialistici elaborati dalle donne, i quali, a loro volta, devono lasciarsi contaminare, modificare, da quei “barlumi di sapere che vengono dalla lenta modificazione di sé” (A zig zag, 1978).
Bisogna, in altre parole, imparare quello che Laura Kreyder, redattrice della rivista “Lapis”, chiama “un salvifico bilinguismo”: “il ragionare con la memoria profonda di sé, la lingua intima dell’infanzia e, contemporaneamente, con le parole di fuori, i linguaggi della vita sociale, del lavoro, delle istituzioni” (Lapis. Sezione aurea di una rivista, Manifestolibri 1998)>>.

Ciò che ci preme adesso è il passaggio, non immediato e facile, dalla dimensione teoretica a quella pragmatica. Le interessanti disquisizioni fin qui argomentate con convinzione, pongono l’annosa questione dell’”agire”.
Cosa fare? Quali progetti realizzare? Come riconoscere alla donne il loro ruolo centrale?
Riteniamo che anche in questo caso si debba parlare di Cultura.
Ci riferiamo alla concezione antropologia di cultura intesa come il variegato insieme dei costumi, delle credenze, degli atteggiamenti, dei valori, degli ideali e degli usi e costumi delle diverse popolazioni del mondo (Taylor, La cultura primitiva, 1871). Concernendo sia l’individuo che le collettività di cui egli fa parte, il concetto è ovviamente declinabile al plurale e presuppone l’esistenza di diverse culture, tutte ugualmente legittime.
Predisporre attività che immergano ciascuno nella consapevolezza della propria cultura, della propria storia, della propria origine, crediamo sia un passo importante e necessario per dotare ciascuno degli strumenti culturali indispensabili per comprendere la necessità di un cambiamento, di un accoglimento dell’Altro/Risorsa culturale, del riconoscimento delle Diversità/Risorse Culturali.
Per questo, riteniamo quantomai necessario costituire a livello Nazionale (sempre tenendo in debito conto le importanti necessità territoriali) un Comitato di Donne e di Uomini, che si confronti solo su questi temi e sulla predisposizione di attività sul territorio. Tale comitato avrà il compito di redigere progetti ad hoc, di concertare le azioni con i territori e le Istituzioni presenti sui territori, di promuovere campagne informative nazionali rivolte alle donne lesbiche e bisessuali, con strategie comunicative mirate, finalizzate al benessere e alla valorizzazione del loro impegno come risorsa.
Sarebbe auspicabile un appuntamento culturale annuale e nazionale, un Convegno nazionale di studio e ricerca sul tema e istituire un Osservatorio nazionale dedicato alle Donne che raccolga proposte e ne coordini la realizzazione. Arcigay Nazionale e Territori dovranno comunicare e collaborare come mai prima d’ora, perché la Rivoluzione culturale cui auspichiamo sia possibile.

Maura Chiulli
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