RIMINI: CITTA’ DEI DIRITTI

A T T E N Z I O N E : questo articolo è stato scritto 14 anni fa! Leggilo tenendo conto che potrebbero esserci aggiornamenti in merito...

Elezioni Amministrative comunali 2011
Proposte programmatiche di Arcigay Rimini
«Io sono come un negro in una società razzista che ha voluto gratificarsi di uno spirito tollerante.
Sono cioè un “tollerato”»
Pier Paolo Pasolini, Lettere luterane
Quadro sociale e culturale
Arcigay raccoglie annualmente in un report i principali episodi di violenza omofobica e transfobica segnalando tra gennaio 2008 e dicembre 2009 ben 21 omicidi, 125 casi di violenze e aggressioni, 15 estorsioni, 9 atti di bullismo e numerosi atti vandalici ai danni di persone lgbt (lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e transgender). Nel testo Maledetti froci & maledette lesbiche di Maura Chiulli, si indaga il lato oscuro di un Paese in cui l’omofobia miete ancora numerose vittime. Si raccontano episodi di violenza subita da persone lgbt e la nostra Provincia è la cornice di alcune storie brutali, talune note alla cronaca.
Questi dati, pur nella loro gravità, offrono solo un’idea generica, e decisamente al ribasso, dell’esperienza di discriminazione che una persona lgbt italiana affronta quotidianamente perché rappresentano solo un conteggio di quei rari casi che hanno ottenuto visibilità mediatica ed, eventualmente, la solidarietà delle istituzioni e della società civile. Nel nostro paese è tuttora assente un Osservatorio istituzionale di indagine sulla discriminazione lgbt a testimonianza di quanto il problema non sia per nulla percepito come reale. Come noto,  in Italia non esiste alcuna legge che riconosca un’aggravante specifica per i reati commessi in odio a persone lgbt.
È di conseguenza impossibile avere una rilevazione statistica attendibile, o reperire informazioni ufficiali da parte delle Forze dell’ordine in merito a reati di carattere omofobico, semplicemente perché non esiste una specifica fattispecie di reato.
Di conseguenza è estremamente difficile che all’atto della denuncia la vittima di violenza dichiari la matrice omofobica del gesto patito, sia perché ciò non costituirebbe una aggravante, sia in virtù di una forte omofobia interiorizzata, largamente diffusa nel nostro paese, che porta ad una vera e propria autocensura.
Lo psichiatra Vittorio Lingiardi, a proposito del suo testo Citizen Gay in cui analizza il rapporto tra mancanza di tutele giuridiche e salute delle persone omosessuali, sostiene che «un effetto collaterale positivo dell’approvazione di una buona legge sul riconoscimento delle unioni civili sarebbe un drastico prosciugamento della palude, psicologica e sociale, in cui prolifera l’omofobia».
Rimini, di recente scenario di sinistri episodi di violenza omofobica, è già stata scelta dalla rete di associazione lgbt della Regione come sede di una grande manifestazione in occasione della Giornata contro l’omofobia del 17 maggio 2010.
La lotta ormai trentennale del movimento lgbt italiano incomincia timidamente a dare i suoi frutti. Sull’omofobia, dopo anni di denunce al vento, è intervenuto il Ministero delle Pari Opportunità con la diffusione di una prima campagna di comunicazione sociale. Il bullismo ha trovato una timida, ed ancora parziale risposta, nell’incontro tra studenti e gruppi lgbt in molte città anche attraverso il sostegno, da parte dei Ministeri competenti, a progetti specifici di Arcigay. Si moltiplicano poi le iniziative di Arcigay sulla cultura del rispetto, oggi vacante nei confronti di gay, lesbiche e transessuali italiani.
Infine c’è il nervo scoperto dei diritti negati alle coppie lgbt che rappresentano la sintesi migliore della lotta in campo contro la discriminazione con la richiesta, tanto banale quanto ostacolata in tutti i modi, di piena ed assoluta parità nella cittadinanza tra eterosessuali e omosessuali.
Le discriminazioni che subiscono le coppie lgbt sono numerose (dall’impossibilità di visita del partner in ospedale, eredità, permessi lavorativi ecc.) ma la più macroscopica sta nella diversità di trattamento. Una società civile e moderna non può tollerare la discriminazione perché un diritto negato ad un omosessuale o transessuale è un diritto umano negato a tutti.
In questo contesto riteniamo non più rinviabile l’apertura di una fase di riforme per il riconoscimento della piena uguaglianza di fronte alla legge di tutte le cittadine e di tutti i cittadini indipendentemente dal loro orientamento sessuale e dalla loro identità ed espressione di genere e per il superamento di pregiudizi e discriminazioni.
Ciò non potrà avvenire se non nel rispetto del principio della laicità dello Stato italiano e della sua autonomia, nel rispetto della nostra Costituzione come la più alta fonte di diritto, non subordinabile ad altro.
Vogliamo una città che difenda il principio della laicità delle istituzioni pubbliche, tenendo sempre separati gli interessi della cittadinanza dai principi confessionali, garantendo la piena agibilità civica ad ogni condizione personale e ad ogni posizione culturale e tutelando il principio della libertà di religione e di concezione del mondo. Crediamo che i fondamentalismi di qualunque genere si combattano solo con la laicità dello Stato e delle sue istituzioni anche nelle articolazioni locali.
Vogliamo una città che aiuti ogni singolo individuo ad essere soggetto attivo nella costruzione del proprio progetto di esistenza, della propria identità personale e collettiva.
Chiediamo che sia riconosciuto il diritto di cittadinanza a pieno titolo per tutti, e che per ciascuno sia tutelato il diritto di agire in libertà e nel rispetto delle libertà altrui, riconoscendo un valore alle differenze.
Abbattere l’omofobia e la transfobia significa restituire pieno riconoscimento e piena inclusione sociale a tutte le persone a prescindere dal loro orientamento sessuale e identità di genere.
Quadro normativo
Le richieste del movimento lgbt italiano, hanno forti radici nella storia recente dell’Unione Europea, dalla Risoluzione del Parlamento Europeo n. 1117 del 12 settembre 1989 sul “Trattamento delle persone transessuali all’interno dell’Unione”, a quella dell’8 febbraio 1994 sulla “Parificazione dei diritti di gay e lesbiche nella Comunità Europea”, fino al testo del Trattato costituzionale di Roma del 2004 e alla più recente Risoluzione del 18 gennaio 2006.
La Risoluzione comune sull’omofobia in Europa del 18.1.2006, definisce l’omofobia come «una paura e un’avversione irrazionale nei confronti dell’omosessualità e di gay, lesbiche, bisessuali e transessuali (GLBT), basata sul pregiudizio» ed è «analoga al razzismo, alla xenofobia, all’antisemitismo e al sessismo». Essa si manifesta nella sfera pubblica e privata sotto forme diverse «quali discorsi intrisi di odio e istigazioni alla discriminazione, dileggio, violenza verbale, psicologica e fisica, persecuzioni e omicidio, discriminazioni in violazione del principio di uguaglianza, limitazioni arbitrarie e irragionevoli dei diritti, spesso giustificate con motivi di ordine pubblico, libertà religiosa e diritto all’obiezione di coscienza».
La risoluzione comune condanna con forza ogni discriminazione fondata sull’orientamento sessuale e chiede agli Stati membri di assicurare «che lesbiche, gay, bisessuali e transessuali siano protetti da discorsi omofobici intrisi d’odio e da atti di violenza». Gli Stati membri e la Commissione devono quindi condannare con fermezza tali gesti e garantire «l’effettivo rispetto della libertà di manifestazione», prevista da tutte le convenzioni in materia di diritti umani.
Considerando che in un numero più grande di paesi si stanno adottando iniziative intese a garantire pari opportunità e ad offrire protezione contro la discriminazione, nonché «ad assicurare il riconoscimento delle famiglie omosessuali», il Parlamento chiede che ai partner dello stesso sesso siano garantiti il rispetto, la dignità e la protezione «riconosciuti al resto della società». E’ poi reiterata la richiesta avanzata alla Commissione di presentare proposte che assicurino la libertà di circolazione dei cittadini dell’Unione e dei loro familiari nonché «del partner registrato di qualunque sesso».
Facendo proprio un emendamento proposto dai socialisti, l’Aula sollecita inoltre gli Stati membri ad adottare disposizioni legislative «volte a porre fine alle discriminazioni subite dai partner dello stesso sesso in materia di successione, proprietà, locazione, pensioni, fiscalità, sicurezza sociale, ecc.».
D’altra parte, il Parlamento europeo «sollecita vivamente» gli Stati membri e la Commissione a intensificare la lotta all’omofobia mediante «un’azione pedagogica», ad esempio attraverso campagne contro l’omofobia condotte nelle scuole, nelle università, attraverso i mezzi d’informazione e «anche per via amministrativa, giudiziaria e legislativa», assolutamente necessarie al fine di tutelare l’individuo e la coppia, nel rispetto delle leggi. La relazione annuale sulla tutela dei diritti fondamentali nell’UE, poi, dovrebbe comprendere informazioni complete ed esaustive sull’incidenza di atti criminosi e violenze a carattere omofobico negli Stati membri. Infine, la risoluzione chiede agli Stati membri interessati di riconoscere «finalmente» che gli omosessuali «sono stati tra i bersagli e le vittime del regime nazista».
Già in questa direzione è il nuovo Statuto della Regione Emilia-Romagna che riconosce, come quelli della Toscana e dell’Umbria, parità di diritti alle persone omosessuali sia a livello individuale che nella vita di coppia.
Il Preambolo del nuova Statuto, infatti, afferma «il riconoscimento della pari dignità sociale della persona, senza alcuna discriminazione per ragioni di genere, di condizioni economiche, sociali e personali, di età, di etnia, di cultura, di religione, di opinioni politiche, di orientamento sessuale».
L’art. 9 «riconosce e valorizza (…) la funzione delle formazioni sociali attraverso le quali si esprime e si sviluppa la dignità della persona e, in questo quadro, lo specifico ruolo sociale proprio della famiglia, promuovendo le condizioni per il suo efficace svolgimento».
La più recente Legge Regionale 22 dicembre 2009, n. 24, art. 48 (“Parità di accesso ai servizi”), fissa alcuni punti importanti:
«1. La Regione Emilia-Romagna, in coerenza con l’articolo 3 della Costituzione e con l’articolo 6 del Trattato sull’Unione europea, come modificato dal Trattato di Lisbona del 13 dicembre 2007, riconosce a tutti i cittadini di Stati appartenenti alla Unione europea il diritto di accedere alla fruizione dei servizi pubblici e privati in condizioni di parità di trattamento e senza discriminazione, diretta o indiretta, di razza, sesso, orientamento sessuale, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni personali e sociali. L’accesso ai servizi avviene a parità di condizioni rispetto ai cittadini italiani e con la corresponsione degli eventuali contributi da questi dovuti.
2. La Regione assume le nozioni di discriminazione diretta ed indiretta previste dalle direttive del Consiglio dell’Unione europea 2000/43/CE (Direttiva del Consiglio che attua il principio della parità di trattamento fra le persone indipendentemente dalla razza e dall’origine etnica), 2000/78/CE (Direttiva del Consiglio che stabilisce un quadro generale per la parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro) e Direttiva 2006/54/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 5 luglio 2006, riguardante l’attuazione del principio delle pari opportunità e della parità di trattamento fra uomini e donne in materia di occupazione e impiego (rifusione).
3. I diritti generati dalla legislazione regionale nell’accesso ai servizi, alle azioni e agli interventi, si applicano alle singole persone, alle famiglie e alle forme di convivenza di cui all’articolo 4 del decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 1989, n. 223 (Applicazione del nuovo regolamento anagrafico della popolazione residente).
4. La Regione si impegna, di concerto con gli Enti locali e con il coinvolgimento delle parti sociali e dei soggetti del terzo settore, a promuovere azioni positive per il superamento di eventuali condizioni di svantaggio derivanti da pratiche discriminatorie.»
In questo quadro sovranazionale estremamente attento, e la pressoché totale assenza di una legislazione Statale in materia di diritti lgbt e contro le discriminazioni in base all’orientamento sessuale e all’identità di genere, si inserisce l’Ordine del giorno contro l’omofobia della Provincia di Rimini, delib. C.P. n. 34/2005, che prevede la promozione «anche in coordinamento con le associazioni e gli organismi operanti nel settore, iniziative volte a sensibilizzare l’opinione pubblica a una cultura delle differenze e alla condanna di una mentalità omofobica, intervenendo, in collaborazione con gli organismi istituzionali di competenza, anche e soprattutto nelle scuole che hanno il dovere di formare i giovani perché contribuiscano a costruire un mondo rispettoso dei diritti di ciascuno»;
e l’importante Ordine del giorno del Comune di Rimini del 18 marzo 2010 “Contro l’omofobia e la transfobia”, che «impegna la Giunta a promuovere e sostenere, in coordinamento con le associazioni e gli organismi operanti nel settore, iniziative volte a sensibilizzare l’opinione pubblica a una cultura delle differenze e alla condanna di una mentalità omofobica e transfobica, anche in collaborazione con gli organismi istituzionali di competenza; a dare seguito all’interrogazione del Consigliere Comunale Fabio Pazzaglia datata maggio 2007 nella quale si richiedeva di istituire a Rimini l’osservatorio sull’omofobia; a promuovere corsi per la formazione dei dipendenti comunali sulle tematiche legate a omosessualità e transessualità».
Piattaforma rivendicativa
Il movimento LGBT italiano, nel corso degli ultimi anni, sta promuovendo una piattaforma politica che rivendica parità dignità e laicità, ma che non ha ancora trovato una concreta attuazione. La piattaforma prevede l’estensione del matrimonio civile alle coppie lgbt e l’estensione della legge n. 205/93, comunemente detta Legge Mancino (“Misure urgenti in materia di discriminazione razziale, etnica e religiosa”) ai reati d’odio nei confronti di lesbiche, gay e transessuali.
Le associazioni LGBT Emiliano Romagnole si sono date appuntamento a Rimini il 16 maggio 2010 per celebrare con la manifestazione “Emilia Romagna delle differenze” la giornata internazionale contro l’omofobia stabilita dall’ONU e per chiedere all’Amministrazione regionale una serie di atti concreti in linea con l’approvazione dell’art.48 (Delibera n.108/2009 che ha fatto propri gli indirizzi contenuti all’art.3 della Costituzione, nel Trattato di Lisbona e in 3 specifiche Direttive Europee).
Proprio per questo chiediamo un preciso impegno che si può sintetizzare nei seguenti punti:
ideazione di campagne regionali contro l’omofobia e la transfobia da realizzarsi con il coinvolgimento delle associazioni LGBT dell’Emilia Romagna.
promuovere l’applicazione dei principi di non discriminazione a tutta l’attività legislativa, e vigilare affinché essi vengano rispettati in tutto il territorio regionale.
garantire l’effettiva applicazione del principio di non discriminazione per orientamento sessuale e identità di genere nella fruizione dei servizi regionali in condizioni di parità per tutte le coppie, sposate e non sposate, eterosessuali ed omosessuali, e di dotarsi di tutti gli strumenti necessari affinché i figli presenti nelle ormai numerose famiglie omogenitoriali non abbiano a subire alcuna disparità di trattamento.
promuovere un monitoraggio approfondito sulle condizioni delle persone transessuali e transgender nella nostra regione, con particolare attenzione alle difficoltà in campo sanitario e lavorativo, e promuovere azioni positive in tal senso; migliorare la copertura dei  costi sanitari affrontati dalle persone transessuali includendo la somministrazione degli ormoni a carico del servizio sanitario pubblico.
operare attraverso strumenti utili alla lotta contro l’omofobia e la transfobia come: corsi di formazione per dipendenti pubblici, realizzazione di appositi osservatori, interventi nelle scuole.
continuare e aumentare l’impegno sanitario rispetto l’informazione, la prevenzione e la cura dell’HIV e delle altre malattie a trasmissione sessuale, mediante campagne di comunicazione mirate ai diversi target, distribuzione di profilattici anche in ambito scolastico, interventi informativi a tutti i livelli contro il pregiudizio e la discriminazione delle persone affette da HIV.
garantire la libertà di designazione da parte del paziente maggiorenne di una persona che abbia accesso alle strutture sanitarie e a cui gli operatori delle strutture pubbliche e private socio-assistenziali devono riferirsi per le comunicazioni relative al suo stato di salute.
promuovere interventi culturali atti a diffondere la memoria storica, la cultura e la produzione artistica del comunità LGBT.
realizzare un tavolo di lavoro presso la Giunta o il Consiglio regionale che coinvolga enti pubblici, parti sociali e soggetti del terzo settore al fine di favorire un continuo dialogo e confronto anche nell’ideazione e nell’attuazione delle azioni sopra elencate.
Proposte programmatiche di Arcigay Rimini
1. Azioni positive contro le discriminazioni
Rimane prioritario il tema della libertà di esprimere e vivere la propria identità sessuale nel contesto della quotidianità.
Nella nostra società e soprattutto nel mondo del lavoro, gay, lesbiche e transessuali subiscono ancora discriminazioni e mobbing, a causa del razzismo omofobico e transfobico che produce l’utilizzo di linguaggio e comportamenti offensivi e aggressivi.
Un paese civile mette in campo azioni positive per contrastare il pregiudizio sociale e promuovere una cultura dell’accoglienza e del rispetto delle diverse identità nella società, nelle scuole, sui luoghi di lavoro. Tutti gli Enti locali devono farsi carico di finanziare progetti di prevenzione del disagio degli adolescenti gay e lesbiche nella scuola, anche all’interno dei progetti finanziati dal Fondo nazionale per l’infanzia e l’adolescenza, e attivarsi per richiedere al Governo statale un lavoro su più ampia scala che consenta l’uniformità di trattamento su tutto il territorio italiano.
Si prevede pertanto di:
Dare seguito e attuare l’Ordine del giorno del Comune di Rimini del 18 marzo 2010 “Contro l’omofobia e la transfobia” proponendo Rimini come sede di un Osservatorio sull’omofobia, transfobia e contro tutte le discriminazioni a carattere regionale. L’Ufficio, dotato delle risorse e delle competenze necessarie, avrà il compito di vigilare, registrare e segnalare le discriminazioni basate sul sesso, la razza, il colore della pelle o l’origine etnica o sociale, le caratteristiche genetiche, la lingua, la religione o le convinzioni personali, le opinioni politiche o di qualsiasi altra natura, l’appartenenza ad una minoranza nazionale, il patrimonio, la nascita, gli handicap, l’età, l’orientamento sessuale e l’identità di genere. Le Amministrazioni avranno il compito, a ogni livello a seconda delle proprie competenze, di proporre e attuare azioni positive al fine di prevenire e rimuovere le discriminazioni.
Una delega alla Cultura delle differenze presso l’Assessorato alle Pari Opportunità o Politiche Sociali perché promuova e finanzi, di concerto con l’Osservatorio contro le discriminazioni, analisi e studi sul tessuto sociale del territorio e ne individui le specificità nonché le diversità di cultura, di religione, differenze di genere (maschile/femminile), di orientamento sessuale e di abilità, con il fine di valorizzare la differenza come una risorsa per tutti, e infine ne promuova la divulgazione con il coinvolgimento e la partecipazione attiva di tutte le componenti sociali.
Attivare la Commissione per i diritti delle persone lgbt (o Commissione nuovi diritti), come luogo di coordinamento di politiche sociali e culturali e formative volte a superare discriminazioni, pregiudizi e violenze psicologiche e fisiche.
Costituire Tavoli di lavoro sulle tematiche minorili, giovanili, familiari, scolastiche, educative e sanitarie coinvolgendo tutti i soggetti interessati.
Prevenire il disagio degli adolescenti gay, lesbiche e transessuali nelle scuole affrontando l’educazione all’affettività nel rispetto delle identità di ciascuno.
Formare gli insegnanti, con dei corsi specifici, a riconoscere, prevenire e contrastare i fenomeni di bullismo. In varie città italiane (anche a Rimini) sono stati sperimentati con risultati positivi.
Esplicitare gli interventi a sostegno delle persone omosessuali e transessuali nelle politiche sociali del Comune (assistenza sociale, interventi rivolti agli anziani, osservatorio sulle immigrazioni, osservatorio sulle politiche giovanili, ideazione e divulgazione di campagne informative).
Inserimento di rappresentanti delle minoranze, in quanto veicolatori di esperienza e conoscenza delle problematiche dei settori di riferimento, nelle commissioni comunali che operano nei settori dell’assistenza e delle pari opportunità.
Inserire nello Statuto Comunale (e impegnarsi per quello Provinciale) anche un riferimento esplicito al divieto di discriminazione su base dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere, in modo da proteggere le cittadine e i cittadini sia come singoli, che come componenti di una famiglia di fatto o di diritto.
Inserimento di una norma antidiscriminatoria relativa a orientamento sessuale e identità di genere nello statuto dei dipendenti comunali.
Dare seguito e attuare l’Ordine del giorno del Comune di Rimini del 18 marzo 2010 “Contro l’omofobia e la transfobia” prevedendo la formazione dei dipendenti comunali (polizia municipale, operatori URP -Uffici per le Relazioni con il Pubblico-, operatori socio sanitari, operatori nel settore sportivo) sulle tematiche lgbt.
2. Azioni efficaci per la salute e il benessere
Va garantito il diritto alla salute delle persone omosessuali e transessuali prevenendo ed eliminando le discriminazioni in ambito sanitario, fornendo i mezzi e le informazioni adeguate per un’efficace prevenzione delle malattie a trasmissione sessuale, garantendo i diritti alla cura, all’anonimato e alla dignità sociale delle persone sieropositive e rendendo effettivamente disponibili le terapie sanitarie necessarie alle persone transessuali.
Prevedere concreti interventi di informazione sull’AIDS e sulle altre malattie sessualmente trasmissibili, nonché, in collaborazione con l’Ausl, costituire un centro MTS (malattie a trasmissione sessuale) presso la nostra struttura ospedaliera.
3. Promozione culturale e dell’associazionismo
Visibilità e mobilitazione di lesbiche, gay e transessuali costituiscono una delle possibili risposte alla crisi della politica, perché quella domanda di serenità rivolta alla nostra società indica un orizzonte concreto di democrazia e di civiltà, dove omosessualità e  transessualità riescono a interrogare e a evidenziare profondamente i limiti del nostro sistema sociale, culturale, educativo e di relazioni, ancora profondamente condizionato da omofobia, transfobia e dal maschilismo patriarcale. La richiesta di diritti e rispetto da parte delle persone omosessuali e transessuali sono dunque istanze di libertà per tutti.
E’ compito prioritario delle forze di sinistra adoperarsi in questa direzione, neutralizzando l’attacco razzista della destra e il riemergere di movimenti oscurantisti.
Vogliamo offrire a tutte e a tutti pari diritti e pari opportunità per esprimere il proprio talento: nello studio, nel lavoro, nell’impresa, nello sport, nelle arti, nella vita quotidiana.
Troppo spesso questo non avviene per le persone gay, lesbiche e transessuali, frequentemente ancora oggetto di pregiudizio sociale e di atteggiamenti discriminatori, e erciò limitati nella manifestazione della loro identità. La presenza di comunità gay e lesbiche nelle città italiane ha prodotto servizi sociali, psicologici, aggregativi e progetti culturali, sociosanitari, formativi. Ciò ha consentito -ad esempio- in una realtà come quella bolognese, dove il Comune ha sostenuto con la concessione di una sede e attenzione verso le iniziative dell’Arcigay e dell’Arcilesbica locali, alle lesbiche e ai gay di avere modelli positivi di riferimento, di uscire dall’isolamento, di fruire ed essere parte attiva di situazioni aggregative, sociali, culturali. La produzione culturale e ricreativa è un arricchimento apprezzato diffusamente dalla popolazione della città, diventandone così un tratto caratteristico e positivo.
L’associazionismo gay e lesbico rappresenta un necessario strumento di mediazione sociale per gli interventi dell’amministrazione contro processi di disgregazione ed esclusione, e verso il recupero di una piena socialità e integrazione delle persone omosessuali e transessuali. Ma i diritti delle persone lgbt possono essere realmente promossi solo in uno spazio cittadino in cui le amministrazioni comunali e provinciali assumano direttamente e fino in fondo la lotta a ogni forma di discriminazione, il principio della laicità dell’amministrazione e la difesa dei diritti di cittadinanza di ognuno.
E’ necessario da parte del Comune provvedere ad una lotta culturale contro la discriminazione, sia sessuale che razziale, tramite una forte campagna mediatica di sensibilizzazione, informazione nelle scuole, organizzazione di eventi socio-culturali. Promuovere e sostenere le attività culturali, sociali e ricreative delle associazioni lesbiche,
gay e transessuali per l’alto valore nell’aggregazione e quale punto di riferimento per le  categorie che necessitano di maggior tutela; per la lotta contro ogni discriminazione e all’affermazione delle libertà personali.
Fornire gli strumenti adeguati alle associazioni, che svolgono un’opera importante di sussidiarietà, portando avanti con fatica un’azione dall’insostituibile valore sociale: dalla questione di una sede idonea, come già accade in molte città italiane al supporto alle attività sociali (consultori, linee di telefono amico, prevenzione sanitaria); dal finanziamento
dei progetti culturali (rassegne di cinema, centri di documentazione, pubblicazioni) alla  formazione degli insegnanti e degli operatori sociali, come previsto nell’Ordine del giorno del Comune di Rimini del 18 marzo 2010 “Contro l’omofobia e la transfobia”.
Attivazione di riferimenti specifici alla realtà gay e lesbica all’interno delle comunicazioni esterne delle amministrazioni e l’esplicita inclusione delle persone omosessuali tra le vittime dell’Olocausto in occasione delle celebrazioni della Giornata della Memoria e del 25 Aprile.
Aderire alla Giornata Internazionale contro l’Omofobia che si celebra il 17 maggio di ogni anno nella ricorrenza della cancellazione, il 17 maggio 1990, dell’omosessualità dalla lista delle malattie mentali da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Conferire cittadinanze onorarie a personaggi che si battono per diritti umani, pace, cooperazione.
Incentivare il turismo gay con pubblicità all’estero e su circuiti specifici, collegandolo alle iniziative culturali. La tutela e l’accoglimento delle persone lgbt porterebbe anche un vantaggio economico, dato che Rimini è stata ed è tuttora una delle mete predilette del cosiddetto “turismo gay”.
4. Riconoscimento delle coppie lesbiche e gay
Il movimento lgbt italiano, tenendo fermo l’obiettivo sulla parità di accesso a tutti gli istituti giuridici anche per le persone omosessuali e transessuali, è favorevole a una egolamentazione delle coppie di fatto, etero e omosessuali, che affianchi la possibilità di contrarre matrimonio civile e che permetta una pluralità di scelte.
Si ritiene opportuno impegnare il Consiglio oomunale a formalizzare una richiesta al Parlamento di legiferare in tale senso.
Riconoscere la dignità e il valore sociale delle relazioni d’amore e convivenza fra persone dello stesso sesso approvando misure non discriminatorie e compiendo azioni positive che spingano anche il Parlamento a riconoscere sul piano normativo le coppie gay e lesbiche.
Affiancare alla possibilità di rilascio di un Attestato di costituzione di Famiglia Affettiva, l’istituzione di un registro delle unioni civili come primo passo in questa direzione, che dia un riconoscimento alle coppie conviventi lesbiche, gay o eterosessuali che lo richiedano, permettendo loro di accedere a servizi come sovvenzioni comunali e alle liste di assegnazione, per esempio, di alloggi di edilizia popolare.
Attuare pienamente la Legge Regionale 22 dicembre 2009, n. 24, art. 48 in materia di “Parità di accesso ai servizi”.
5. Istanze generali da incentivare
Città sostenibile: incentivare un nuovo modello di sviluppo e nuovi stili di vita che guardino al mondo e al futuro, che rispettino e valorizzino le risorse ambientali e il territorio.
Incentivare, con specifiche negli strumenti di programmazione urbanistica nonché creando un fondo per prestiti agevolati, costruzioni che rispondano a precisi vincoli di sostenibilità dettati dai canoni dell’edilizia eco-sostenibile e delle bioedilizia (reperibilità dei materiali in zona, tendenza all’indipendenza energetica con pannelli solari e soluzioni tecnologiche o di esposizione, ecc).
Città partecipativa: dove la partecipazione è lo strumento della cittadinanza per riconoscersi parte della comunità, per sceglierne il futuro. Vogliamo rafforzare la democraticità affiancando ai normali strumenti rappresentativi nuovi processi partecipativi,  ambientale, sociale), le forme di finanza etica e di commercio equo e solidale. Vogliamo che nel Comune quote di bilancio vengano definite attraverso procedure partecipate e che vengano attivati cantieri sociali di trasformazione urbana nei quartieri e nelle periferie con lo scopo di costruire insieme ai cittadini la Rimini del futuro.
Città solidale: che non abbandona chi è caduto nella marginalità, che prevede interventi specifichi e azioni positive per l’accoglienza ed aiuto a chi è in difficoltà, assistenza per l’emergenza freddo, potenziamento mense, pronto intervento sociale che favorisca il reinserimento nella collettività. Dare nuova spinta all’Associazionismo e al volontariato, invitando i cittadini a partecipare con opportune campagne informative.
Città dell’arte e della cultura: Rimini deve valorizzare le creatività locali e favorire la contaminazione accogliendo artisti italiani e stranieri. Proponiamo progetti specifici per le scuole e le realtà giovanili che in esse maturano, per la libera frequentazione degli spazi. Una rete di spazi per l’arte, anche più piccoli e flessibili, per la promozione della cultura, dibattiti, spettacoli.
Rimini, 20/10/2010
Il Direttivo di Arcigay “A. Turing”
A T T E N Z I O N E : questo articolo è stato scritto 14 anni fa! Leggilo tenendo conto che potrebbero esserci aggiornamenti in merito...
0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *