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La Voce di Rimini
03/02/2007

Approvato l’ordine del giorno presentato da Pazzaglia (Ds), contraria l’opposizione ma non Casadei
I Pacs dividono l’Unione riminese
Zerbini (Dl) chiede una verifica di maggioranza


RIMINI – (vdt) Tra le fila della Margherita c’è chi chiede una verifica di maggioranza. A conferma che i Pacs rischiano di compromettere l’Unione e dividere l’Ulivo in particolare. A Rimini, come a Roma.
Arrivato al traguardo dell’approvazione nell’ultimo consiglio comunale l’ordine del giorno presentato da Fabio Pazzaglia (Ds, Mozione Mussi) – nella seduta dello scorso 23 novembre – torna a mettere in luce le sensibili differenze tra la Quercia e la Margherita proprio alla vigilia dei rispettivi congressi. Nel documento, discusso, ritirato e rinviato, fino a giovedì, Pazzaglia chiede all’amministrazione  di farsi promotrice affinché il Parlamento approvi la legge sulle unioni civili. Impegno che nel frattempo il Governo ha assunto da sé. Non c’è una richiesta di istituire un registro per le coppie di fatto anche qui a Rimini, non ancora. E comunque l’amministrazione a questo punto aspetterebbe le indicazioni che arriveranno da Roma. Fatto sta che alla Margherita l’argomento solleva incontenibili pruriti. Nella seduta di giovedì ha tentato anche di far cadere il numero legale missione fallita perché in aula a garantire il numero legale c’era l’opposizione. Non ha tentato fughe il capogruppo dell’Ulivo Luigi Bonadonna (Dl), che ha messo in discussione il metodo, la pretestuosità dell’ordine del giorno, per poi dichiararsi contrario. Così come l’opposizione, ad esclusione di Stefano Casadei (Rosa nel Pugno), che ha anche chiesto il voto per appello nominale. A quel punto c’è stata qualche sparizione anche tra chi si era dichiarato favorevole. Ma alla fine il documento ha comunque incassato il si della maggioranza in aula: 14 i favorevoli 10 i contrari. Duro l’intervento di Samuele Zerbini (Dl), che ha addirittura chiesto una verifica di maggioranza. “Basterebbe una modifica del codice civile, senza che debba avvenire un riconoscimento sociale delle coppie di fatto. E un problema educativo interviene Giuliana Moretti (Forza Italia), richiamandosi all’intervento del cardinal Cafarra – Un conto è il codice civile e un conto è sostenere, favorire queste forme di unione riconoscendogli quei diritti che sono peculiari di chi vive un affetto coniugale e non provvisorio Non è un giudizio sulle persone ma un problema di bene comune”. “Prima o poi doveva accadere, le divisioni all’interno del centrosinistra sono più che evidenti – osserva anche Pasquale Barone (An) – Se due persone di sesso diverso convivono senza sposarsi è perché vogliono essere libere dai diritti e dai doveri che il matrimonio comporta. E allora che senso ha introdurre in altro modo quei diritti e doveri attraverso i Pacs? Che senso ha ufficializzare una sorta di ‘matrimonio parallelo’ che ha gli stessi vincoli ed effetti? La sinistra, quella vera, abbia il coraggio di proporre la propria reale volontà che è il matrimonio tra due persone dello stesso sesso”. “Da diverso tempo la sinistra europea, quella italiana e dall’altra sera, furtivamente, anche la sinistra riminese vorrebbero accendere i riflettori sui pacs, sul matrimonio degli omosessuali, e altre invenzioni del genere – commenta Eraldo Giudici (Udc) – In realtà quello che vogliono davvero e spegnere i riflettori sulla famiglia, dire con il sigillo dello Stato che la famiglia è finita, superata, da buttare. Invece la famiglia è stata dissacrata ma non sostituita nella sua funzione sociale ed è per questo che non nascono più bambini, i vecchi sono soli e abbandonati e l’Europa si avvia a morire E primo grande inganno è che si accendono i riflettori sulle coppie omosessuali per spegnerli sulla famiglia. … Se non ci sono doveri non ci sono neppure diritti. E’ necessaria chiarezza e determinazione’. Mentre riconosciamo i diritti degli omosessuali come persone, non accettiamo che l’omosessualità come tale sia proposta come stile di vita alternativo e di uguale valore rispetto alla famiglia”.


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